La pandemia Covid 19 è un evento che ha modificato profondamente il nostro modo di vivere e di interagire con il prossimo. Ha creato un profondo sentimento di timore e ansia che va a influenzare pesantemente l’approccio delle coppie alla genitorialità.

A essere condizionate in maniera ancor più severa sono state le coppie che si accingono a un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita. Questo clima incerto, infatti, spinge le coppie a rimandare un eventuale progetto di genitorialità nell’attesa di una situazione più stabile dal punto di vista socio-sanitario. Sappiamo però quanto il tempo, nell’ambito della PMA, costituisca un fattore contrastante con il successo del percorso di coppia.

Sin da subito le organizzazioni sanitarie si sono adoperate al fine di raccogliere più dati possibili sulla relazione tra Covid -19 e gravidanza al fine di stabilire delle linee guida che possano permettere alla coppia di diventare genitori nella maniera più serena possibile.

Cosa dicono gli studi?

A oggi, gli studi disponibili affermano che le donne in gravidanza non sono a maggior rischio rispetto alle non-gravide di avere bisogno di ricovero ospedaliero a causa d’infezione grave da COVID-19. Tuttavia, le donne in gravidanza straniere, in sovrappeso o obese, con patologie pre-esistenti (come diabete e/o ipertensione), con un’età maggiore di trentacinque anni o in situazioni socioeconomiche difficoltose, presentano una maggiore probabilità di ricovero per patologia da COVID-19. Un dato rilevante è che le gravidanze delle donne con infezione sono state associate a un’aumentata frequenza di parto pretermine.

Attualmente non vi sono evidenze che l’infezione materna costituisca un fattore di rischio per aborto, morte perinatale o neonatale né che questa abbia effetti teratogeni sul feto. L’ipotesi su un maggior rischio d’iposviluppo fetale non presenta evidenze significative, tuttavia è considerato un evento possibile. La trasmissione verticale da mamma a bambino, del virus SARS-CoV-2 è molto rara.

Al parto

Per quanto riguarda le modalità del parto, l’eventuale positività al COVID-19 non è un’indicazione valida all’esecuzione del taglio cesareo di elezione. Il parto può essere, quindi, espletato per via vaginale. L’induzione farmacologica del travaglio, l’episiotomia e il parto vaginale operativo sono eseguiti sulla base delle condizioni materno-fetali e non della positività della madre.

In caso d’infezione, la donna sarà libera di esprimere le proprie preferenze e desideri durante il travaglio e il parto, sempre in linea con le indicazioni ostetriche e anestesiologiche. Non è raccomandato il travaglio e il parto in acqua per il rischio di trasmissione oro-fecale dell’infezione.

Alla nascita

Alla nascita del neonato, è raccomandato il clampaggio tardivo del cordone. Questo perché i benefici per la madre e il neonato sono maggiori dei rischi teorici e non documentati. In caso d’infezione materna è importante che la madre sia messa nelle condizioni di poter rimanere insieme al bambino e di praticare il contatto pelle-a-pelle subito dopo la nascita. Il rooming-in giorno e notte è fortemente raccomandato.

Le future mamme devono essere informate che l’infezione da Covid-19 non costituisce una controindicazione all’allattamento. Il rischio di trasmissione è dovuto principalmente al contatto ravvicinato con la madre; attraverso le droplet, le goccioline del respiro, e non alla presenza del virus nel latte materno. I pochi casi di trasmissione orizzontale da madre a figlio hanno mostrato una sintomatologia clinica assente o con pochi sintomi. L’infezione materna non deve favorire il mancato allattamento e la separazione tra madre e figlio. Il contatto con la madre e l’allattamento devono essere incoraggiati e promossi. È importante che sia offerto alla donna tutto il sostegno possibile al fine di allattare con successo.

Il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19, con vaccini a mRNA negli ultimi due trimestri della gravidanza e durante l’allattamento, senza prevederne la sospensione.

Per la vaccinazione durante primo trimestre sono disponibili poche evidenze. La vaccinazione è considerata sicura in qualsiasi periodo della gravidanza, tuttavia è necessario che le donne che desiderino vaccinarsi nel primo trimestre valutino rischi e benefici, consigliate dal proprio medico.

Sto per diventare mamma: come devo comportarmi?

Le raccomandazioni generali per le donne in gravidanza sono di evitare il contatto con persone che presentano segni e sintomi che suggeriscono un’infezione da COVID-19 come febbre e tosse. E’ preferibile evitare l’uso di mezzi di trasporto pubblico, usufruire dello smart-working qualora possibile, ed evitare le occasioni di aggregazione, specialmente al chiuso. Se si necessita del proprio medico di base o altri servizi d’assistenza essenziali prediligere il telefono e servizi online.

In caso di positività al virus, è importante lavare le mani accuratamente prima di toccare il bambino e/o di spremere il latte.  E’ da considerare l’utilizzo della mascherina quando si allatta o si entra in contatto ravvicinato con il bambino e si deve evitare di tossire o starnutire in prossimità. I neonati e i bambini non devono indossare mascherine o altre forme di copertura per il viso visto il rischio di soffocamento. In casa è raccomandata la disinfezione delle superfici e degli oggetti e applicare le misure d’isolamento e igiene previste per la popolazione positiva al COVID-19, prevedendo una gestione congiunta di madre e bambino.

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