La pandemia di COVID-19, emersa come una minaccia per la salute globale, ha mostrato un rischio maggiore per gli uomini rispetto alle donne.
Finora, gli studi sulle conseguenze andrologiche della pandemia da COVID-19 sono ancora in corso ma sono emersi dei dati preliminari interessanti.
È noto che il virus SARS-CoV-2 infetta le cellule umane legando il recettore ACE-2. Questi recettori si trovano non solo nel tratto respiratorio dove si verifica maggiormente l’infezione, ma anche nel tratto riproduttivo maschile.
Questa scoperta ha portato all’ipotesi che il testicolo umano, e quindi lo sperma, sia un bersaglio per un’infezione da Coronavirus, che potrebbe influenzare la fertilità maschile
Un recente studio ha preso in esame il liquido seminale di pazienti maschi tra i 18 e i 70 anni risultati positivi al test SARS-CoV-2 con relativa sintomatologia.
I campioni di sperma sono stati testati secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
Quali parametri risultano alterati?
La classificazione dei dati dello studio in questione è stata effettuata in base al tempo trascorso dall’infezione (meno di un mese, 1-2 mesi, oltre due mesi) e sono emerse anomalie spermatiche differenti per ogni lasso di tempo.
I pazienti con infezione da SARS-CoV-2 hanno riportato una compromissione statisticamente significativa della qualità dello sperma per quanto riguarda:
- Concentrazione spermatica
- Motilità spermatica
- Frammentazione del DNA spermatico
Nel caso della concentrazione spermatica, è stato osservato un abbassamento dei valori appena dopo l’infezione, e un successivo aumento nei mesi successivi. Allo stesso modo anche la motilità progressiva degli spermatozoi è risultata alterata nel primo periodo dopo l’infezione con un successivo miglioramento. Al momento, invece, ancora sono in corso indagini sull’alterazione dello stato del DNA spermatico e della morfologia.
Le anomalie sono irreversibili?
I dati osservati portano alla conclusione che le anomalie dello sperma osservate durante l’infezione acuta da Coronavirus sono temporanee proprio perché i parametri di qualità dello sperma erano peggiori durante il primo mese dopo l’infezione da COVID-19, diventavano meno pronunciati negli uomini testati più di 1 mese dopo l’infezione ed erano quasi normali due mesi o più dopo l’infezione.
I tempi di recupero dei parametri seminali interessati sono attualmente oggetto di indagine in uno studio di follow-up prolungato.
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