Cos’è la vitrificazione?
Una svolta importante nell’ambito della Medicina della riproduzione, in grado di modificare le strategie mediante le quali pratichiamo la fecondazione in vitro, deriva dalla possibilità di congelare, tecnicamente “crioconservare”, le cellule germinali (ovociti e spermatozoi) e gli embrioni che da essi derivano e utilizzarli in un secondo momento.
Tra le varie tecniche di congelamento (e, di conseguenza, di scongelamento) ad oggi impiegabili per la crioconservazione di gameti ed embrioni, la “vitrificazione” è quella che garantisce le maggiori percentuali di successo.
Infatti, se il metodo tradizionale di congelamento (“slow freezing” o “congelamento lento”) determinava risultati non paragonabili a quelli ottenibili con l’utilizzo di gameti o embrioni “a fresco”, la vitrificazione, al contrario, genera risultati assolutamente sovrapponibili (in termini clinico-statistici, non si registrano differenze significative a livello di percentuale di fecondazione, di corretto sviluppo embrionale e di gravidanza).
Da un punto di vista fisico, la vitrificazione di una soluzione acquosa (i gameti e gli embrioni sono considerati soluzioni acquose) consiste nel raggiungimento dello stato solido in un periodo di tempo così breve da impedire la formazione dei “temutissimi” cristalli di ghiaccio all’interno della o delle cellule. Questa metodica di congelamento “ultrarapido” previene, dunque, l’insorgere dei potenziali danni a carico delle strutture cellulari (citoscheletro, membrane) propri della tecnica tradizionale.
- Il primo grande cambiamento che deriva dalle considerazioni sopra-riportate consiste nella possibilità di crioconservare gli ovociti in giovane età, bloccando l’orologio biologico della cellula alla data del congelamento, consentendo alla donna di “posticipare” nel tempo eventuali tentativi di concepimento senza che le percentuali di successo dello stesso risultino inficiate dal “fattore età materna”.
- Il secondo grande cambiamento riguarda, invece, la gestione del ciclo di concepimento assistito. Prima dell’avvento e della messa a punto della tecnica di vitrificazione, il trasferimento simultaneo di più embrioni “a fresco”risultava essere la strategia d’elezione.
La statistica, secondo la quale la sopravvivenza dei gameti e degli embrioni alla vitrificazione supera il 95%, ha permesso di modificare la strategia di cui sopra: è possibile, infatti, massimizzare le percentuali di successo globali di un singolo ciclo di trattamento trasferendo un numero minore di embrioni “a fresco” (minimizzando i rischi correlati all’insorgenza di gravidanze multiple) e crioconservando gli embrioni in eccesso.
Gli embrioni vitrificati potranno essere quindi utilizzati in caso di esito negativo e, soprattutto, quando gli effetti dannosi dei farmaci impiegati per la stimolazione saranno stati eliminati dall’organismo (solitamente, già dal ciclo successivo). A conferma di ciò, presso il nostro Centro, le percentuali di successo derivanti dall’utilizzo di embrioni sottoposti a vitrificazione risultano addirittura superiori rispetto a quelle derivanti dal trasferimento di embrioni “a fresco”. - Un ulteriore vantaggio che deriva dall’utilizzo di embrioni vitrificati e trasferiti in un ciclo diverso da quello in cui è avvenuta la stimolazione ovarica scaturisce a seguito della valutazione comparativa degli esiti delle gravidanze stesse.
I risultati, infatti, testimoniano che le gravidanze ottenute da embrioni crioconservati risultano essere clinicamente meno complesse rispetto a quelle ottenute da embrioni “a fresco”: i fastidi derivanti da sanguinamento risultano minimizzati; la crescita risulta essere più lineare e veloce ed i bambini mostrano un peso superiore di circa 200 grammi a parità di epoca gestazionale.